Binomi del cuore: Bamby - Centro Ippico Montemario
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Binomi del cuore: Bamby

Binomi del cuore: Bamby

Il cuore che si spezza è tutt’altro che una semplice immagine perché il dolore profondo provoca una vera e propria frattura che si sente in mezzo al petto, ferma il tempo, ti fa smettere di respirare, di ragionare, di vivere. E deriva sempre da un abbandono, da una separazione, da una perdita.

 

Molti non capirebbero ma ho smesso di farmi capire dagli umani e non mi importa cosa pensino di me: da un po’ di tempo a questa parte mi interessa solo cosa i cavalli pensano di me.
Con il cuore spezzato, dicevo: è così che mi sono sentita quando al maneggio che frequentavo hanno deciso di vendere la cavalla che con me aveva fatto una lunga strada di crescita, e alla quale sono ancora grata.

Mi aveva “tolto da guai seri”, di natura interiore. Per ricambiarne la generosità, avevo tolto dal torpore e dalla noia, non senza fatica, perché ciò richiese un lungo lavoro su me stessa. Non biasimai il gesto della vendita ma decisi solo che avrei dovuto portar via di lì tutta la mia attrezzatura, perché il dolore fu forte e so che non fu solo il mio.

 

Il mio viaggio si era bruscamente interrotto

Ignoravo cosa avrei fatto, sapevo solo che senza cavallo non si può vivere! E volevo riprendere la mia “vocazione” di naturalità al più presto, ma non sapevo dove.
Chi è credente rivolge le sue preghiere a qualche suo Dio, ai suoi Antenati, alla Natura. Insomma un giorno arrivò a scuotermi mio padre, che dal suo scranno celeste si accorse che ero nuovamente in difficoltà, e mi fece ricordare di quel sabato mattina in cui, per caso, avevamo passeggiato fin dentro il Don Orione per andare a vedere questa scuola di equitazione. Mi ricordo che non c’era quasi nulla là a quei tempi, tranne molti sorrisi. Dovevo trovare quel maneggio, mio padre me l’aveva suggerito! E fui veloce perché ormai aveva anche un sito internet, dove, scorrendo le foto, la vidi: la capezza per l’equitazione naturale, e poi altre attrezzature che avevo imparato ad usare nel mio percorso!

Vi ritrovai quel signore col cappello da cowboy che già anni prima accolse me e mio padre. Gli chiesi un cavallo per tornare ad esercitarmi, ma mi disse che non ce n’erano. Non capii, perché lì dentro era pieno di cavalli, erano da tutte le parti, non ne avevo mai visti così tanti nei maneggi che avevo frequentato. Mi disse che per me, al momento, c’erano a disposizione solo 2 puledri, un maschio ed una femmina e che potevo scegliere di crescermene uno e portarlo avanti con i miei mezzi. Sarebbe stato bello, ma, oltre che bloccarmi emotivamente, entrava in contrasto con ciò che mi avevano insegnato: il puledro non educato da mani esperte prende vizi, cioè si rovina! Vero, ma io non ho mai preteso di gareggiare, né fare discipline che richiedessero particolare perizia.

 

La scelsi perché la vidi come mia amica e sorella

Insomma il cavallo per me doveva essere un buon amico e maestro, quindi mi avvicinai al paddock per vederli entrambi. In realtà il maschio lo guardai appena, perché tutta la mia attenzione andò verso di lei che mi guardava languida, nel fango, con le orecchie lunghissime e una dermatite che le copriva parte della groppa. Ma non fu una questione da “brutto anatroccolo”. Non la scelsi perché sofferente o implorante. Non la scelsi perché volevo salvarla. La scelsi perché la vidi come mia amica e sorella, la scelsi perché immaginavo le nostre scorribande, la scelsi perché la vedevo già bellissima, la scelsi perché avremmo fatto insieme tante cose e ci saremmo divertite per molti anni.

Quindi glielo proposi in una sorta di promessa di matrimonio silenziosa e senza testimoni, sperando che accettasse. Le chiesi se volesse aiutarmi e se volesse stare con me. Le promisi che avrei fatto del mio meglio per educarla a vivere nel miglior modo possibile, cioè da cavallo che impara a stare anche con gli umani. Non so se all’inizio capì, perché aveva solo due anni, ma so che prese subito la mia mano e si affidò! Così, senza rete, senza salvagente, senza pregiudizi, senza paura! Ed ogni volta che accadono quegli istanti magici che con la mia cavalla sono rari ed irripetibili, mi sale tutta l’emozione che davvero mi avvicina al cielo.

Quel cowboy mi inquadrò subito, mi controllò, ma ebbe fiducia in me, mi incoraggiò ad osare, perché aveva esperienza e gli devo tantissimo… Contro ogni mia aspettativa, ce la feci, la addestrai. Alla fine l’ho comprata! So che ogni passo avanti fatto insieme ha costruito quello che oggi noi due siamo. Due socie con un solo cuore, anche se con due cervelli ben diversi.

E questo suo carattere oltre a suscitarmi curiosità ed essere fonte di osservazione, mi fa impazzire di gioia anche quando mi fa arrabbiare, e non posso più farne a meno, tanto da detestare qualsiasi ostacolo si frapponga fra di noi…

Mi chiedo se anche per lei sia così, ma poi penso che dovrei ricordarmi sempre di come si deve vivere, perché lei me lo ricorda ogni giorno: Qui e Ora.

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